sabato 13 dicembre 2008

Uno sguardo su Firenze


Saliamo sulla collinetta dedicata al sangue pio del Beato Miniato, sulla riva sinistra dell'Arno, o sul monte a due picchi dell'antica Fiesole, o su un altro dei rilievi circostanti da cui si possa vedere in ogni suo minimo dettaglio la nostra Firenze.

Se il Cancelliere della Repubblica Coluccio Salutati nel 1381, nel De Saeculo et Religione, evidenzia come fosse già in uso “osservare” e giudicare Firenze dalle colline circostanti non rimane che prendere atto di quanto sia profondamente innestata nei fiorentini e non solo la ricerca di scorci panoramici dove poter godere la vista della città.

Sfidiamo chiunque, sia esso fiorentino di nascita o di adozione oppure un frequentatore attento della nostra città, a rimanere inerte di fronte al panorama urbano dal versante del colle di San Miniato. In particolare, grazie alla sequenza scandita dal percorrere il viale dei Colli, quando l'occhio inizia a traguardare i variati capisaldi che caratterizzano Firenze è impossibile non avere un moto di emozione. Tra tutti i segni primeggia la cupola del Brunelleschi magnifica e gonfiante, che sembra inscritta nei geni del carattere fiorentino. Non c'è David di Michelangelo o Venere del Botticelli che sia capace di esaltare il senso di appartenenza come il panorama della nostra magnifica città. Così come c'è da essere certi che la stessa emozione viene vissuta da ogni uomo ogni qualvolta rivede il paesaggio avito segno di identità tra i più potenti.

Anche l'esperienza di questi giorni, quando in Palazzo Vecchio molti visitatori hanno potuto vedere il grande modello ligneo in costruzione del territorio fiorentino, conferma la certezza di un coinvolgimento emotivo, quasi corporeo davanti alla rappresentazione della città: sguardi indaganti, indici tesi nel tentativo di riconoscere e identificare monumenti, case, quartieri.

Tale è la forza del profilo della città che la sua incessante riproduzione e diffusione (foto, cartoline, poster), crea una specie di immagine archetipica che, se intaccata da variazioni improvvise, crea turbamento e spesso rifiuto; quando poi la città è un concentrato di significati come le città storiche la reazione è spesso polemicamente violenta.

La rappresentazione della città attraverso la tecnica della veduta ha visto Firenze, nell'ultimo quarto del XV secolo, occupare una posizione pionieristica grazie agli studi sulla prospettiva: vedute che, come sostiene De Seta, hanno l'intento di celebrare la città al pari delle laudatio urbis umanistiche. A questo clima culturale si lega la rappresentazione di Firenze a opera di Francesco Rosselli, con la Carta della Catena, conosciuta popolarmente nella sua versione ottocentesca colorata ed enorme presente al Museo Firenze com'era, mentre pochi sanno dell'esistenza di una xilografia considerata la più vicina al perduto originale e conservata al Kupferstichkabinett di Berlino.

La veduta della Catena sarà il modello, assieme alla celebre pianta prospettica di Stefano Bonsignori degli ultimi decenni del Cinquecento, per le successive vedute di Firenze che saranno propagate in tutta Europa. Ancora oggi la massiccia presenza di riproduzioni commerciali della Carta della Catena testimonia la sua diffusione come souvenir turistico ma non solo: spesso e volentieri la Catena è presente nelle case fiorentine, assieme alle altrettanto celebri incisioni settecentesche dello Zocchi, ribadendo il valore identitario del ritratto della città.

La visione dalla riva sinistra e dall'alto della città permane nei secoli nella ricerca di nuovi e suggestivi scorci. Se per la Catena il punto di osservazione è stato individuato ipoteticamente nel campanile del Convento di Monte Oliveto, nelle successive rappresentazioni si “affacciano” nuovi punti di osservazione come Bellosguardo, il Giardino di Boboli e soprattutto il prato di San Salvatore al Monte appena sotto la Basilica di San Miniato.

L'impressionante sistema paesaggistico del Viale dei Colli, realizzato negli anni settanta dell'Ottocento, con le variate quote e terrazzamenti - Piazzale Michelangiolo e Rampe - prenderà il posto dei muriccioli sotto San Salvatore al Monte. Solo negli anni cinquanta del secolo scorso si è aggiunto quella formidabile “macchina da guerra” vedutistica che è il Forte Belvedere dove il concetto informatore del restauro (con ampie demolizioni) fu la creazione di ampie e libere vedute sulla città. Recentissima ma con una potenza visuale impressionante è la possibilità offerta dalla visione della città dalla Villa e Giardino Bardini sulla Costa San Giorgio.

Quindi la visione meridiana di Firenze è la predominante: senza ovviamente dimenticare le altre possibilità altrettanto importanti, ma l'immagine della città nelle menti e nei cuori è questa.

Dato allora per scontato che la visione di un panorama così unico è parte integrante della percezione di Firenze e che una sua diminuzione costituirebbe un danno rilevante all'immagine della città e di tutta evidenza che dobbiamo proteggere questo valore visivo.

E' nella volontà di individuare una strategia adeguata per la tutela delle vedute che si è creduto opportuno iniziare un percorso di ricerca con il Dipartimento di Rilievo e Progettazione della Facoltà di Architettura di Firenze guidato da Marco Bini. In particolare Carolina Capitanio, già forte di precedenti esperienze ha portato avanti il Rilievo Critico del Paesaggio Urbano, che in questa fase della ricerca ha l'obbiettivo primario di individuare e collocare nello spazio i più importanti punti di osservazione privilegiata definiti coerentemente di Belvedere. Le possibilità offerte da questo metodo sono utilissime per poter valutare criticamente qualsiasi inserimento che vada a creare disturbo nel cono visuale. Il progetto è stato presentato al Comitato di Pilotaggio del Sito UNESCO Centro Storico di Firenze ed è stato inserito nel Piano di Gestione del sito UNESCO in occasione dell'approvazione del primo monitoraggio nel giugno di quest'anno, ottenendo inoltre il sostegno economico dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e della Regione Toscana.

Vale la pena rammentare come la legislazione italiana già nelle prime leggi di tutela abbia considerato il paesaggio come un bene da proteggere fino alla recente ratifica della Convenzione Europea del Paesaggio firmata a Firenze nel 2000.

A livello internazionale di particolare rilevanza è il Memorandum di Vienna che il World Heritage dell' UNESCO ha stilato nel 2005 come linee guida e raccomandazioni per le città e i centri storici inseriti nella prestigiosa lista dei siti UNESCO, che la nostra città è tenuta in particolare ad osservare tenendo conto che il Centro Storico di Firenze è sito UNESCO dal 1982.

Nella definizione di azioni compatibili all'interno di un sito Patrimonio dell'Umanità, il documento raccomanda una particolare attenzione al paesaggio storico urbano definito da elementi caratterizzanti che includono gli usi della terra e delle strutture, l’organizzazione spaziale, le relazioni visuali, la topografia dei suoli, la vegetazione e tutti gli elementi infrastrutturali, inclusi gli oggetti in piccola scala e i dettagli costruttivi (marciapiedi, strade lastricate, sistema di raccolta delle acque piovane, l’illuminazione pubblica, ecc.). Una speciale enfasi è data alla protezione delle vedute della città, delle vedute dei tetti, dei principali assi visivi, considerate parti integranti dell’identità del paesaggio storico urbano. La qualità del paesaggio urbano deve essere gestita in un'ottica di innalzamento dei valori spaziali e funzionali; quindi ogni inserimento di architettura contemporanea deve essere accompagnato da studi di valutazione di impatto visuale e culturale.

Ed è in questo solco che l'azione del Piano di Gestione del Centro Storico di Firenze Patrimonio Mondiale UNESCO deve procedere.

La scelta inevitabile di inserire il Rilievo Critico all'interno del Piano di Gestione, vuole significare che è nostra intenzione fornire alle istituzioni competenti uno strumento di analisi che permetta di valutare, in coerenza con l'onore e l'onere di essere un sito UNESCO, qualsiasi azione che rischi di indebolire i valori estetici e visuali del Centro Storico di Firenze. Uno strumento che nella sua evoluzione ha l'ambizione di indicare quelle azioni volte all'innalzamento della qualità urbana e alla conservazione dell'eccezionalità di Firenze.

Saggio in bel_Vedere_firenze , catalogo della mostra, Archivio Storico del Comune di Firenze, Palazzo Bastogi - Via dell’Oriuolo, 33-35, 21 dicembre 2008 - 15 febbraio 2009, a cura di Carlo Francini e Carolina Capitanio



domenica 21 settembre 2008

Ivan Theimer e Firenze

Ivan Theimer
La foresta di obelischi


Giardino di Boboli e Galleria d'Arte moderna di Palazzo Pitti
dal 5 luglio 2008 al 30 settembre 2008

La creazioni di Ivan Theimer offrono al visitatore attento e in particolare al pubblico fiorentino stimoli tali da stordire anche le menti più gelide.
L'uso dei materiali, il disegno, le citazioni dello scultore moravo, creano una tale massa di sinapsi, in particolare a chi ha ben presente la rete della scultura monumentale della città, capaci di indurre una specie di cortocircuito temporale.
Spesso si parla di contestualizzazione delle opere d'arte contemporanee nelle città d'arte: l'opera di Theimer è qualcosa di più sembra, e mi rendo conto dell'azzardo, un seguace della bottega del Giambologna - Tacca, che si presenta a noi esattamente dopo quattrocento anni dalla morte dello scultore “fiammingo”, con la capacità di rinnovare un linguaggio spesso dato per esaurito o stancamente citazionistico (sull'argomento si veda il saggio di Salvatore Settis nel catalogo).
Ecco allora che mi sovviene necessario proporre un elenco topografico che serva da viatico a coloro che avranno la fortuna di vedere la mostra in questi ultimi giorni e/o sfogliare il catalogo (magari soffermandosi sugli schizzi dai carnet di lavoro di Theimer) , per poi immergersi nelle piazze e nei musei cittadini per verificare questo confronto.
Piazza Santa Maria Novella con gli obelischi sorretti dalle tartarughe e la Piazza della SS. Annunziata con le fontane e il monumento equestre di Ferdinando I.
Palazzo Pitti e Boboli, sede della mostra seguendo i puntuali suggerimenti di Mario Lolli Ghetti e di Alessandro Cecchi presenti nel catalogo.
Piazza della Signoria con la scultura in copia e in originale tra Donatello e Giambologna senza dimenticare il Cellini e il Bandinelli, la base del Porcellino alla Loggia del Mercato Nuovo.
Palazzo Vecchio con gli Ercoli di Vincenzo de'Rossi nel Salone dei Cinquecento e il cavallo scorticato della collezione Loeser.
Certamente ancora più numerosi possono essere i paragoni, ma qui fermo parafrasando il titolo del saggio di Cristina Acidini curatrice di questa formidabile mostra “Bentornato Theimer”.

martedì 1 luglio 2008

Per Alessandro Coppellotti (1959-2007)

E' passato un anno da quando Alessandro se ne andato. Stasera ci siamo ritrovati con la famiglia e gli amici alla Basilica di San Salvatore al Monte per una messa in suffragio.
La vena retorica non mi appartiene e soprattutto non apparteneva a Alessandro che mi ha sempre colpito per un certo disincanto e per un magnifica capacità di riassumere con una battuta icastica il variato mondo dell'arte e dei musei che frequentava.
Quindi niente parole in più: solo il rimpianto delle piccole occasioni come quando ci si incontrava casualmente in via degli Alfani sotto la Rotonda magari con Francesco per i soliti rumors mai cattivi ma sempre divertenti e rasserenanti.

lunedì 30 giugno 2008

Ingressi e Uscite nei/dai Musei

A commento dell'articolo "Vado in gita alla coda degli Uffizi" a firma di Francesco Bonami e apparso domenica 29 giugno sul "Corriere Fiorentino" tiro fuori dal cappello un mio modesto contributo, uscito qualche anno fa, sull'argomento con delle considerazioni che si potrebbero ben applicare anche alla gestione delle code dei musei fiorentini.


I musei e la porta di servizio


In molti appartamenti di gran lusso o comunque destinati alla solida borghesia, il portone d’ingresso principale era affiancato da un più umile portoncino, per l’ingresso del personale di servizio, dei fornitori e degli artigiani.

Da qualche tempo in alcuni musei fiorentini, in maniera diretta o con modi più garbati, si preferisce far entrare il pubblico dalla porta di servizio.

Spicca come nota dolente la Galleria dell’Accademia, che poteva vantare uno degli accessi museali più suggestivi con uno scorcio prospettico sulla Tribuna del David: adesso si accede al museo attraverso un’indegna porticciola a lato dell’ingresso principale. Palazzo Medici Riccardi, per la verità con altro tenore, ha spostato l’ingresso dal magnifico cortile di Michelozzo a un passaggio laterale all’interno della fabbrica del Foggini, quindi di indubbia eleganza, ma non certo della stessa suggestione.
Altri tentativi di far transitare i visitatori da ingressi secondari sono stati perseguiti negli anni passati, anche se fortunatamente naufragati, e il sospetto che soluzioni similari saranno perseguite in prossimi riallestimenti museali é più che fondato.
Si avverte a Firenze, per quanto riguarda le funzioni di accesso ai musei, una sorta di confusione semantica: ne è prova evidente la querelle sorta in merito all’uscita degli Uffizi, che pone nello stesso piano il valore dell’ingresso con quello dell’abbandono. Come nell’alta cucina, la presentazione ha un valore determinante per l’apprezzamento di un piatto, così è evidente che l’ingresso ad una realtà istituzionale con una forte accentuazione educativa ha una connotazione iniziatica fondamentale.

Se nel dipanarsi della visita il percorso è funzionale al godimento delle opere d’arte e permette quella sorta di accrescimento educativo dato dai valori visivi che operano per segni e simboli, l’accesso al percorso - e mi si permetta non l’uscita - deve ancor più rivestirsi di questi segni per stimolare l’intuizione o ancor meglio la comprensione della natura dell’itinerario che il visitatore più o meno attento sta per intraprendere.

Confusione quindi nei museografi e indecisione dei museologi?

A mio parere il tema è dominato dalla aver subordinato le principali funzioni del museo, conservazione e educazione, a quella parte marginale che sono i servizi aggiuntivi, intesi nella larghissima accezione dell’articolo 117 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Servizi oggi ritenuti non solo indispensabili economicamente ma capaci di generare una nuova visione del museo più elegante, più accessibile, più amichevole. Conseguentemente, per ossequiare la moda imperante, si sacrificano accessi magnifici densi di significato a nuovi e semplicistici percorsi d’ingresso che permettono sì il transito e la sosta ai punti vendita ma accentuano la sensazione che il visitatore sia una specie minore non degna del passaggio principale, quindi non un ospite gradito, al quale si spalancano le porte dell’ingresso principale, ma una specie di intruso a malapena tollerato che deve pagare, e non poco, per l’accesso e spendere pure per il “ricordino”.

Allora guerra ai servizi aggiuntivi? Niente di tutto questo, ma solamente una doverosa subordinazione di valori.

Servizi più sviluppati nell’accoglienza e nella didattica e ricerca della qualità nel materiale in vendita nei negozi e nei bookshop, non possono che giovare all’istituzione museale, ma senza dimenticare che il museo ha una sua storia, un suo approccio alla realtà urbanistica della città e un suo dovere principale nella conservazione e nell’esposizione delle collezioni, e che anche nella sua dimensione architettonica la funzione di accesso mantiene una fortissima connotazione simbolica che non può essere incarnata da riduttive soluzioni di compromesso.

Carlo Francini

"Il Governo delle Cose" , 29/30, novembre-dicembre 2004, pp. 45-46.

sabato 28 giugno 2008

San Lorenzo. Il Quartiere Mediceo. Ipotesi per il recupero urbano

Brevi considerazioni


Il Sistema della Cultura

Il Palazzo Medici con il Complesso Laurenziano (Basilica di San Lorenzo Cappelle Medicee e Biblioteca Laurenziana) assieme al Convento e Museo di San Marco sono le punte di eccellenza del Polo Mediceo.

Collegare in un percorso fisico questi monumenti potrebbe costituire un percorso alternativo al tradizionale asse Accademia-Duomo-Uffizi-Pitti.
Con l'innesto nel nucleo centrale di percorsi che uniscano i beni culturali considerati minori si potrebbe realizzare un reale sistema della cultura.

L'accesso da Porta San Gallo fino a San Lorenzo, il doppio accesso dal Polo Fieristico verso via Faenza (Cenacolo del Fuligno, Cappelle Medicee e il futuro Museo di Casa Martelli) fino a via Cerretani e l'altro verso via Guelfa verso Sant'Orsola e via Ginori fino a San Lorenzo sono, assieme all'accesso da Piazza dell'Unità Italiana verso via Faenza, i percorsi “minori” di questa rete.

Il recupero e il restauro dei complessi monumentali (per tutti la novità di Sant'Orsola e il futuro Museo di Casa Martelli straordinario scrigno di arte barocca), la valorizzazione dei beni culturali attraverso la creazione di un sistema integrato di fruizione (card museale), la creazione di percorsi di visita mediati, la realizzazione di esposizioni ideate come legante delle varie istituzioni culturali con la valorizzazione del grande deposito di arte e storia laurenziano sono dei capisaldi sui quali investire per il recupero del quartiere alla sua funzione culturale.

Il Sistema del Mercato

Potenziare l'eccellenza dell'offerta enogastronomica del Mercato Centrale e delle aree limitrofe anche attraverso forme di rinnovamento della gestione (si veda l'esempio di Eatitaly a Torino nell'area ex-lingotto www.eatalytorino.it) e con adeguate forme di comunicazione coordinate.

Il mercato degli ambulanti dovrebbe essere coinvolto nel processo di recupero urbano attraverso una adeguata selezione delle merci di qualità e dell'assetto estetico dell'esposizione della merce e con adeguate politiche di sostegno a coloro che scelgono la qualità.

La presenza di commercianti extracomunitari nella area vicino a Sant'Orsola potrebbe costituire la base per un laboratorio (ipotesi assai interessante e già avanzata da altri) dove, attraverso la necessaria mediazione culturale, si dovrebbe sostenere coloro che accettano di innalzare la qualità dei prodotti internazionali offerti e dell'assetto estetico delle vetrine.

Il Sistema della Mobilità

La futura tramvia costituirà il principale sistema di accesso alle porte dell'area laurenziana: nell'attesa della realizzazione, un bus elettrico che percorra il quartiere di San Lorenzo partendo dal parcheggio del Parterre e ritorno e che tocchi il Mercato Centrale sarebbe un servizio realmente efficace e che permetterebbe l'eliminazione del parcheggio sotto il Mercato fonte di inquinamento e di disturbo alle attività commerciali e culturali.
Favorire la pedonalità attraverso il recupero dei lastrici stradali dell'intera area è l'altra operazione strutturale da mettere in campo con l'individuazione di aree di divieto integrale (tipo A) con lo sviluppo del sistema del bike sharing e del van sharing per il rifornimento del mercato e della consegna delle merci con l'utilizzo di mezzi elettrici.


Comunicazione al Convegno su Sant'Orsola il 20 maggio 2008 in occasione del Genio Fiorentino



Carlo Francini