domenica 6 febbraio 2011

La mostra delle Armi Antiche in Palazzo Vecchio del 1938 nel Cinegiornale Luce

Dall'Archivio Storico Luce il Cinegiornale del 28 settembre 1939 per la Mostra delle armi antiche in Palazzo Vecchio.


Un disegno di Alfredo Lensi per l'allestimento della sala dedicata a Napoleone

 Di seguito il mio testo tratto da Palazzo Vecchio Officina di opere e di ingegni, a cura di Carlo Francini, Milano 2007, p.310
La Mostra delle Armi Antiche
Sulla scia delle grandi mostre già allestite in Palazzo Vecchio fu organizzata, all’interno delle iniziative per la visita di Hitler a Firenze del 1938, la Mostra delle Armi Antiche. L’incarico per la preparazione della mostra fu affidato ad Alfredo Lensi, ora iscritto all’ordine degli architetti, che univa, oltre all’esperienza diretta degli allestimenti precedenti, la competenza specifica sulle armi come direttore e primo ordinatore del Museo Stibbert; infatti gran parte delle armi esposte provenivano dalla collezione di Frederick Stibbert.
Al di là di semplicistiche considerazioni, in un periodo che ancora vedeva prevalere i tatticismi diplomatici, la visita di Hitler in una Firenze parata a festa, con sinistri allestimenti ispirati alle famigerate ‘liturgie’ naziste, sembra presagire un punto di non ritorno nella scelta militare, alla quale la Mostra delle Armi Antiche forniva una radice storica “questa mostra guerriera che documenta la nostra millenaria storia militare, di cui oggi, come non mai, il popolo italiano sotto il segno dell’aquila imperiale può veramente sentirsi degno”.
Il percorso della mostra prendeva inizio dal Quartiere del Mezzanino si sviluppava verso le Sale dei Priori, il Quartiere di Eleonora, il Quartiere degli Elementi e terminava nel Salone dei Cinquecento. Il Lensi, coadiuvato dai figli Giulio Cesare, ingegnere, e Giorgio, architetto, realizzò un allestimento suggestivo, mantenendo un tono razionale ma con inserimenti di grande gusto decorativo, come nella Sala d’Ercole “completamente trasformata, che accoglie sotto un baldacchino rosso il 'Gran Costume d’Italia' di Napoleone I. Armi corazze e spade che furono dei vincitori Austerlitz circondano la memoria imperiale”, o nella Sala dei Gigli dove a “ ridosso di un grandioso sfondo di stoffa purpurea che copre la parte fiordalisata, cavalca sopra un basamento nero la figura di un ‘Condottiere’ in armatura bianca”. La composizione, creata nello stile dello Stibbert, era un evidente concessione alla retorica fascista, sul piedistallo campeggiava la scritta ‘condottiere italiano’.
Ma è nel Salone dei Cinquecento, dove la decorazione con le scene di battaglia costituiva una cornice unica, che il Lensi riproponeva in tutta la sua suggestione la celebre ‘Cavalcata’, punto di forza del suo allestimento allo Stibbert.
Alfredo Lensi nel catalogo offriva, oltre ad un ampia e competente disamina sulle armi esposte e sugli ambienti, l’ultima testimonianza del suo legame con Palazzo Vecchio nel suo stile leggero e piacevole. Ancora una volta si era scontrato con la duplice realtà di Palazzo Vecchio. La Camera dell’Arme, sede naturale per l’esposizione, che il Lensi aveva recuperato nel 1907, anche a costo di aspre polemiche nei suoi confronti, era, nel 1938, sede di uffici “Per respirare l’aria del passato, bisognerebbe affacciarsi alla 'Camera dell’Arme', rude e grandiosa…Ma oggi la Camera dell’Arme è piena di gente impazientita e di pacifici scritturali che ammatassano chiacchere e carte schiccherate. É meglio tirar di lungo”.
Nelle altalenanti vicende di spazi recuperati e poi nuovamente ceduti a usi amministrativi spiccano in negativo il Quartiere di Cosimo, parte integrante del percorso della mostra del ritratto italiano, oggi sede di uffici e in positivo il recupero del Mezzanino alle funzioni museali e didattiche e, per buona pace del Lensi, della Sala d'Arme che oggi è una delle più ambite sedi espositive della città.
 
Le citazioni sono tratte dal catalogo della mostra
Mostra delle Armi Antiche in Palazzo Vecchio, catalogo della mostra, Firenze 1938.

in Palazzo Vecchio Officina di opere e di ingegni, a cura di Carlo Francini, Milano 2007, p.310